Nella difficile scelta di un CCR Rebreather ho optato per il CCR rEvo e di seguito vi spiegherò perché, rimanendo convinto della validità di tutte le altre unità sul mercato e affascinato dalle diverse soluzioni che si possono adottare.

Considerazioni iniziali

Nel mercato dei CCR ci sono infinite opzioni che si possono vagliare nel momento in cui si decide di investire denaro in una macchina e la scelta è spesso difficile. La maggior parte di queste unità possiede degli aspetti diversi e qui si può fare una iniziale distinzione. Sarà importante scegliere una macchina certificata CE, che prevede un controllo da parte di un ente terzo che verifica se la macchina rispetta determinate caratteristiche di sicurezza e protegge meglio l’Istruttore da un punto di vista legale, in caso di problemi nello svolgimento dei corsi.

L’ingombro sarà un dettaglio determinante per chi pensa di usare il suo rebreather all’interno dei relitti o delle grotte. Il peso sarà importante per chi vorrà viaggiare con il proprio rebreather, dato che sono sempre più le destinazioni subacquee che offrono diving centers  “rebreather friendly” dove trovare bombole, miscele e materiale fissante per la CO2.

A questo punto ci si può indirizzare verso un SCR o verso un CCR. Un SCR è un sistema semi-chiuso e grazie alla sua semplicità è molto sicuro, si utilizza in molti casi solamente un nitrox, ha generalmente una profondità di utilizzo fino ai 40/45 mt e offre incredibili vantaggi, rispetto ad un sistema aperto, in termini di sicurezza, gestione gas, tempi di decompressione, calore, interazione con la vita marina. Il rilascio del gas in eccesso provoca delle bolle, ma in minima quantità. Può costare molto meno di un CCR

Viceversa, un CCR usa due gas, ossigeno e un gas diluente, ha limiti di profondità superiori, ed entro i 40/45 mt offre gli stessi vantaggi di un SCR con un minore consumo di gas.

Entrambi dovrebbero essere configurati in modo tale da passare i test CE, hanno un progetto che può essere completamente diverso l’uno dall’altro, sono sicuri se si è ben addestrati e possono disporre di un supporto elettronico più o meno evoluto oltre a quelli di base che, come “opzionals”, rendono l’unita più facile da controllare.


Perché un CCR rEvo

Ho avuto la possibilità di provare diverse macchine nella mia vita da subacqueo e devo dire che sono sempre rimasto affascinato dalle diverse soluzioni ingegneristiche e di come tutte offrano vantaggi. Fra quelle che ho usato, per lavoro e per scelta didattica, ho preferito rEvo e sono molto soddisfatto. Si tratta di un CCR elettronico ibrido, ma è anche disponibile in versione manuale, noto per la sua solidità e stabilità. Non ritengo che sia il “migliore” perché sarebbe come dirlo di due diverse automobili: dipende tutto dalle esigenze individuali. Inoltre non conosco tutte le macchine che esistono oggi, anche se sono certo che abbiano tutte interessantissime caratteristiche costruttive. Tutti noi appassionati dobbiamo sperare che la competizione commerciale possa aumentare le risorse a disposizione della ricerca nel settore per creare CCR e SCR sempre più sicuri e facili da usare.

Ecco riassunti i punti di forza del CCR rEvo:

Sistema a doppio filtro. Il rEvo ha una caratteristica unica a differenza di tutte le altre unità sul mercato: ha due filtri. Essi sono di dimensioni pari alla metà di un normale filtro usato negli altri rebreather e contengono quindi la metà del materiale fissante la CO2.

Secondo il mio punto di vista questo sistema è più sicuro perché si dimezzano le probabilità che ci sia avaria di questo comparto della macchina (a parte se allagata completamente). È più difficile anche sbagliare la preparazione di entrambi i filtri e, se uno fosse fatto male, c’è quello di backup. Lo sforzo inspiratorio è comunque tenuto basso da una serie di soluzioni affascinanti, come la grande apertura dei sacchi polmone in prossimità dei filtri e con un design per il quale il flusso di miscela non passa mai da restringimenti o curve accentuate. Per capire meglio come il funzionamento clicca qui.


rMs. Questo sistema analizza le differenze di temperatura fra 8 diversi sensori che sono immersi nel materiale fissante la CO2. La reazione di fissaggio della CO2 è infatti una reazione esotermica e fa aumentare la temperatura del materiale. Tenere sott’occhio l’andamento della temperatura in 8 differenti zone dei filtri permette di capire in che punto del filtro è in atto la reazione e stimare con un algoritmo il tempo di durata complessivo, prima di iniziare ad intaccare il filtro di backup.

I sensori immersi nel materiale capiscono anche se la reazione sta avvenendo in modo lineare dal basso verso l’alto, o meno. Più i filtri sono coibentati bene e più dovrebbe avere un andamento lineare. Dai test di laboratorio, risulta essere così. Se ciò non accadesse, verrebbe rilevato, e la divisione di un unico filtro in due piccoli renderebbe comunque più sicuro e controllabile l’andamento anomalo. L’algoritmo che calcola l’utilizzo dei filtri prende in considerazione anche la profondità, la temperatura di espirazione, la temperatura dell’acqua e la quantità di aperture del solenoide (per intuire la potenziale produzione di CO2).  Questo sistema permette anche di individuare l’assenza di uno o dei due filtri nella macchina chiusa senza nemmeno dover mettere in bocca il corrugato di respirazione. Per capire meglio il funzionamento clicca qui. 


Tre sistemi di monitoraggio dell’Ossigeno indipendenti. Due sono semplici monitor di O2 collegati a loro volta con un sistema H.U.D e il terzo è un computer Shearwater che legge tre celle, comanda la parte elettronica della macchina e informa il subacqueo sulla stato della decompressione. Anche se due dei tre sistemi dovessero rompersi, potrei continuare ad usare il mio CCR rEvo durante la risalita. Questo sistema prevede l’uso di 5 sensori, che richiedono il cambio di un sensore a rotazione ogni sei mesi.

Anche se il computer Shearwater che comanda la macchina e legge tre sensori non dovesse funzionare (nel caso avessi dimenticato le batterie!) il rEvo è utilizzabile senza problemi, dato che offre ancora due sistemi indipendenti di monitoraggio della PPO2. Per questa ragione questa versione si chiama “Explorer”, per poter affrontare problemi anche nelle più impegnative esplorazioni.

In caso di allagamento, danneggiamento o perdita completa del computer principale non devo per forza andare in bailout e la PPO2 resterà regolata dal solenoide, secondo l’ultima impostazione (altra elettronica, completamente indipendente). Nessun CCR che ha tre sensori può avere un sistema completamente ridondante perché anche se è munito di un sistema di lettura elettronica alternativa, legge sempre i tre sensori di cui ha bisogno l’elettronica principale del rebreather. Nel rEvo le due elettroniche alternative di monitoraggio ppO2 leggono sensori differenti. In caso l’elettronica principale non dovesse funzionare i monitor ridondanti (rEvodreams) possono leggere due sensori l’uno alternando le letture e rendendo possibile effettuare comunque l’immersione in manuale anche senza l’elettronica principale.


Compattezza. Il CCR rEvo è disponibile in tre diverse dimensioni. Sono tutte estremamente compatte, robuste, leggere. Questo le rende poco ingombranti in acqua, facili da trasportare e da imbarcare in caso di viaggi. Il vero vantaggio è che, nonostante le dimensioni, il rEvo è negativo e questo permette di fare immersioni in mare con la muta stagna senza dover aggiungere una cintura pesi!

Il rEvo racchiude i sacchi polmone in una scatola di titanio o acciaio, proteggendoli e lasciando la parte sternale completamente libera. E’ sottile perché la divisione del filtro in due offre la possibilità di ridurre enormemente l’ingombro sulla schiena, e questo permette una migliore posizione in acqua e meno problemi in ambienti chiusi. Anche il peso è notevolmente ottimizzato. Per conoscere i dettagli di peso e di ingombro clicca qui

Dalla parte posteriore del rEvo si può estrarre anche una piastra in policarbonato che permette una migliore distribuzione dei pesi sulla schiena con un grande sollievo durante le immersioni che prevedono decompressioni lunghe.


E’ fornito di CMF. Il CCR rEvo come molti altri, è omologato per 100mt, anche se viene testato a più del triplo e può essere utilizzato, oltre tale profondità, con qualche accorgimento, ma sempre in totale sicurezza. Nonostante ciò, esso dispone anche di un sistema di immissione attivo dell’ossigeno, un ugello appositamente tarato, detto “sistema CMF” (Costant Flow Mass), che inserisce nel sacco di espirazione una quantità appena inferiore al consumo metabolico da fermi”. Per questa regione il CCR rEvo viene chiamato “ibrido”.

Fino ad un certa profondità il subacqueo ha questo flusso di O2 che aumenta la sicurezza in caso di PPO2 bassa, minimizza l’uso della valvola solenoide risparmiando batterie e inutili molteplici aperture della valvola che sono usuranti e possono portare al blocco del solenoide. Per capire meglio il funzionamento clicca qui


Semplicità nella manutenzione, preparazione e risciacquo. Quello che mi impressiona sempre quando mi preparo per un’immersione con il mio CCR rEvo è la semplicità e la velocità nella preparazione del mio rebreather. Non servono più di 10-15 min seguendo dettagliatamente la check list. L’operazione di risciacquo è immediata perché, una volta tolti i filtri, basta immettere acqua (eventualmente con disinfettante) all’interno del sacco polmone di espirazione e muoverla scuotendo il corrugato di respirazione attraverso tutto il percorso del loop fino al sacco di inspirazione.

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Fatto ciò si scollega il corrugato di espirazione e si drena l’acqua dalla macchina. Con uno straccio assorbente posso accedere agevolmente all’interno dei sacchi polmoni, data la grande apertura che hanno in prossimità dei filtri, asciugandoli completamente anche internamente.


Comando Manuale Monoblocco

Il comando manuale monoblocco consente l’utilizzo con un sola mano ed è conformato in modo da non poter sbagliare tasto. L’immissione dell’ossigeno prevede infatti che si prema il tasto blue che rimane in posizione arretrata rispetto agli altri e, quindi, facilmente identificabile al tatto. Nel comando manuale monoblocco, protetto da un apposito tappo, c’è anche un ingresso tramite collegamento di una normale frusta a bassa pressione, di gas esterni (bailouts o ossigeno) in caso di necessità.

Poter operare manualmente con una sola mano è una grande comodità perché l’altra rimane libera per per compiere altri lavori come tenere una torcia o una macchina fotografica.


Conclusioni

Queste riportate sono alcune delle caratteristiche interessanti di questo progetto volto a creare una macchina modulare, il cui prezzo dipende dalla quantità di optionals che il subacqueo vuole aggiungere, come in un’automobile.

Se avete voglia di approfondire ulteriormente potete accedere al manuale del CCR rEvo cliccando qui

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