Oggi voglio affrontare un tema triste, che non viene sempre approfondito con le riflessioni giuste: gli incidenti subacquei. Parlando con un proprietario di un diving center riguardo agli incidenti subacquei, mi sono sentito dire :” E’ una questione di numeri, quello dei subacquei è aumentato così tanto che sarebbe assurdo pensare che non avvengano” . Un punto di vista che non mi basta, perché anche solo riuscire a far sì che ne avvenga uno in meno all’anno sarebbe già una vittoria; inoltre credo che la categoria della quale faccio parte attivamente sia l’anello debole nella catena della sicurezza .
Pieno di sgomento e tristezza mi approccio a leggere sul computer il resoconto di un incidente mortale subacqueo, nel quale ha perso la vita un giovane conoscente. Era un ragazzo a cui ho fatto l’esame istruttori poco tempo fa, e me lo ricordo come una persona solare, amata da tutti, e che sapeva portare il sorriso ovunque andasse. È morto facendo quello che più amava: la subacquea.
Ora, abbiamo letto ovunque e chissà quante volte che quest’attività è uno sport molto sicuro, con record statistici di incidenti addirittura inferiori a quelli del Bowling. In effetti, sono poche le discipline sportive che hanno un’organizzazione didattica e un accento sulla sicurezza così solide come in questa pratica sportiva.
Incidenti subacquei : le didattiche
Le didattiche, qualsiasi esse siano, sono avanzatissime rispetto a quelle di pratiche sportive ben più a rischio, come il paracadutismo, il kite surf, lo sci Freeride o l’arrampicata. A causa delle necessità di essere riconosciuti da enti internazionali, i materiali didattici sono minuziosamente studiati per far sì che le informazioni siano ripetute, capite e memorizzate. L’efficacia dell’insegnamento non diminuisce con l’auto formazione, perché richiede comunque la supervisione dell’istruttore per la verifica dei quizzes di ripasso a fine capitolo e, soprattutto l’esame finale. L’apprendimento è, tra l’altro, multi-sensoriale, cosa che rende l’efficacia didattica ancora migliore ed è offerto attraverso video, testi e lezioni dell’istruttore (che usa diapositive digitali). Guarda qui come il materiale didattico di ultima generazione aumenta l’apprendimento
Incidenti subacquei: attrezzatura e Diving Centers
La sicurezza è aumentata anche per l’abitudine di appoggiarsi a strutture diving locali che, sempre più, offrono la guida subacquea senza costi aggiuntivi. Da dove viene quindi la responsabilità degli incidenti, se le didattiche sono avanzate, i diving offrono servizi sempre migliori e la tecnologia ha fatto fare un salto enorme sia alle attrezzature che ai computer ? È brutto che sia io a dirlo, visto che mi occupo da vent’anni di formazione professionale, ma si tratta dell’istruttore. Vediamo perché :
Incidenti subacquei: l’esperienza dell’Istruttore
L’istruttore spesso accede al corso di formazione senza aver avuto la possibilità di farsi la giusta esperienza sul campo, come guida subacquea ed assistente istruttore. Questo fa sì che quando inizierà ad insegnare, durante i primi corsi, non avrà quella capacità che gli permetterà di comprendere le tensioni e le paure dei suoi studenti, e questo sesto senso è veramente importante. Non ha nemmeno avuto il tempo per capire che ci sono mille piccoli accorgimenti preventivi che possono anticipare grandi problemi sott’acqua. Basta osservare in barca quante coppie fanno il check pre-immersione prima di saltare in acqua: pochissimi.
Sembra quasi una cosa ridicola da fare di fronte a tutti, invece potrebbe salvare molte vite. Immaginatevi che la bombola sia stata aperta per verificare la pressione e poi chiusa per non perdere aria durante la navigazione. Una volta indossata, osservando il manometro, noterò che corrisponde a 200 bar e per me sarà facile desumere che sia aperta. Iniziata la discesa dopo pochi respiri mi accorgerò che non è così, ma sono ormai a 10 mt e bisogna avere una certa lucidità per aprire la valvola, soprattutto considerando che è un’abilità che non viene insegnata nei corsi ricreativi. L’istinto di un subacqueo ricreativo lo porterà a trattenere il respiro e raggiungere la superficie quanto prima, rischiando una distensione polmonare, senza contare che poi non avrà aria neppure per gonfiare il GAV e difficilmente possiederà la lucidità necessaria per sganciare la cintura di zavorra. Che dire della frusta del GAV non collegata bene? Quanti avranno l’istinto di sganciare la cintura pesi per stare a galla, una volta verificato che il GAV non si gonfia? Pochi, purtroppo, secondo la statistica degli incidenti, che indica che la maggior parte dei subacquei vengono trovati sul fondo con la cintura in posizione. E se la fonte d’aria alternativa, nel momento concitato del bisogno, non funzionasse? Immaginatevi quanto difficile sarebbe resistere al panico in tale situazione. Tutto ciò non avverrebbe se venisse fatto il check pre immersione con il compagno. Leggi alcuni consigli su come sviluppare gli skill in piscina.
La poca esperienza fa sì che l’istruttore sia impacciato nella gestione dei primi corsi, ritrovandosi meno tranquillo dei suoi allievi. Quante volte ho visto istruttori far entrare in acqua gli allievi senza valutare le condizioni e, mentre lui rimaneva a bordo per aiutare gli altri, la corrente portava lontana la classe in mare, senza che una cima di corrente fosse calata?
Risoluzione : l’istruttore DEVE sviluppare esperienza subacquea, non solo come DIVER , ma come guida, che si prende la responsabilità dei gruppi, facendo esperienza nella gestione dei briefing – gestione in barca- gestione in acqua – debriefing – prevenzione incidenti, con subacquei esperti già certificati. Poi deve assicurarsi di lavorare come assistente istruttore imparando gli skills dei corsi, capendo dall’istruttore esperto come riconoscere i livelli di stress e come gestirli negli allievi. Voler accorciare i tempi sarebbe come salire su una scala con i gradini molto fragili per giungere a un livello più alto, senza la preparazione giusta e con importanti responsabilità legali sulle proprie spalle.
La didattica può preparare solo fino ad un certo punto l’Istruttore ma, come per tutti i livelli, è l’esperienza che rende competenti, come spiegato in Marketing Subacqueo 4 Consigli Per Migliorare I Tuoi Guadagni. Il più importante formatore dell’Istruttore è il centro subacqueo nel quale andrà a lavorare, che ha la responsabilità etica di gestire i suoi professionisti, finire la formazione professionale e controllare che si lavori correttamente e in sicurezza. L’esperienza dello staff del diving center deve passare anche all’istruttore nuovo e, nel fare questo, lo staff si deve rendere conto dell’importanza di ciò che si dice e fa. Sarà il responsabile didattico (Monitor MAP) a supervisionare questo processo, e può determinare seriamente l’avverarsi di incidenti subacquei futuri.
Incidenti subacquei: la responsabilità dell’istruttore
Un’altra causa di incidenti subacquei dipende dal fatto che gli Istruttori non si rendono conto della responsabilità che hanno come mentori, oltre che come insegnanti, anche dopo la fine dei corsi. L’istruttore viene ascoltato ed osservato attentamente, ma non sempre capisce l’influenza che può avere sui propri allievi. Se indosserà un GAV tecnico durante il corso, quello sará il GAV che gli allievi acquisteranno, ma che non saranno preparati ad usare. Se parla di immersioni tecniche e di come le faccia senza tutta l’attrezzatura e la preparazione necessaria, questo è quello che faranno gli allievi quando egli non sarà presente.
Quando insegna gli skill in modo poco realistico, metterà in pericolo gli allievi, che non automatizzeranno i gesti e saranno in pericolo in caso di inconvenienti sott’acqua, perché non avranno memorizzato le reazioni da mettere in atto in una vera immersione. L’istruttore dovrebbe pensare al motivo per il quale un certo skill viene insegnato e farlo praticare realisticamente, spiegandone bene il valore.
La maggior parte degli incidenti avviene per quattro motivi: i subacquei non osservano la scorta d’aria, perdono i compagni o il gruppo e nel briefing non gli viene spiegato cosa fare, hanno problemi in superficie e non gonfiano il GAV , o fanno immersioni in condizioni per le quali non sono preparati.
Sono gli stessi motivi da sempre e fa soffrire il fatto che, in vent’anni, non si sia riusciti a risolverli. Ma di chi è la responsabilità, se non dell’istruttore che ha tenuto il corso? Serve attenzione quando si parla di subacquea tecnica con i propri studenti, e soprattutto bisogna rendersi conto che l’auto-celebrazione di fronte a loro può essere dannatamente pericolosa. Non sono contrario a questo aspetto dell’immersione, ma tutti devono essere consapevoli dei rischi che si corrono e del fatto che sia assolutamente imperativo fare i corsi necessari e costruire l’esperienza con calma e a piccoli passi. È anche importante capire che la subacquea non è per tutti, e che la nostra sicurezza è molto più importante dell’esperienza provata solo per poterla poi raccontare impettiti agli amici, sapendo che è stata solo la fortuna a farci uscire incolumi dall’acqua.
Penetrare in un ambiente chiuso senza preparazione e le giuste attrezzature è veramente pericoloso, anche se per le mille volte precedenti tutto è andato bene. L’istruttore deve mettere bene le cose in chiaro, perché è lui che può o meno creare subacquei consapevoli. Se vuoi informarti sui corsi tecnici clicca qui.
Incidenti subacquei : il ruolo dell’umiltà
La mancanza di umiltà può causare danni enormi. Ogni volta che un istruttore esce dall’acqua dovrebbe riflettere su cosa potrebbe essere fatto meglio la volta successiva. Si sente spesso l’istruttore affermare che questo o quello studente è una frana perché non riesce ad automatizzare una certa abilità. La colpa è solamente e sempre dell’istruttore, come lo è nel 90% dei casi quando si verifica un incidente. Sapersi prendere la colpa sempre significa mettere in atto un processo di autocritica che ci farà migliorare e crescere.
Capire se ho sbagliato a parlare di certe esperienze con i miei allievi, mi farà rettificare le mie affermazioni prima che sia fatalmente troppo tardi. Purtroppo ci sono molti istruttori che non capiscono che ammettere sempre i propri errori significa migliorarsi e contribuire a diminuire gli incidenti. La propria auto-celebrazione è per i deboli, gli indecisi, per le persone che hanno bisogno di sentirsi forti usando l’autorità al posto dell’ l’autorevolezza. E, soprattutto, è dannatamente pericoloso per i propri allievi. Ricordate anche che lo scopo di un istruttore durante i corsi è quello di creare buoni subacquei e non quello di far vedere agli altri quanto sia bravo.
Conclusioni
Spero di cuore che gli incidenti diminuiscano sempre più, perché mi riempie di tristezza perdere amici innamorati come me del mare. Ciò non avverrà senza l’attiva partecipazione degli Istruttori, che devono capire l’enorme responsabilità che hanno e che l’umiltà è l’unico processo che permette loro di diventare migliori, come persone e come professionisti.
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Complimenti Yme, analisi perfetta!
Grazie !!
Caro Yme,
L’analisi è certamente profonda e certamente valida in alcuni casi. Penso comunque che non si possa generalizzare. Ogni caso è un caso a sé che andrebbe analizzato nel dettaglio.
È assolutamente vero: ogni caso ha una sua particolarità. Ma per poterne scrivere ed innescare una discussione utile bisogna analizzare la maggior parte dei casi ed approssimare alla casistica più presente. D’altronde, parlando della complessità del problema, non può essere non vero ciò che dici.
Caro Yme, come si suol dire, non hai scoperto l’acqua calda….certo che la colpa è degli istruttori, molto spesso, patetici, nella loro impreparazione, istruttori che si presentano con 100 immersioni, al corso , senza avere un’adeguata esperienza nel ruolo, senza sapere come gestire allievi in acque libere, dove è tutto più difficile che in piscina dove troppo spesso invece si rifugiano con i loro corsi….per non parlare degli pseudo corsi tenuti nei corsi fatti nei villaggi turistici..Questi allievi molto spesso hanno in mano il biglietto per andare all’altro mondo ma lo scopriranno troppo tardi..e di chi è la colpa scusa? non dell’istruttore impreparato ma, delle didattiche che permettono tutto questo pur di avere gente che pagherà anno dopo anno la sua registrazione…..è una vita che si parla di questo….da quando sono entrate le didattiche PADI e poi le altre..in Italia..
Fiorella Bertini
ex direttore di corso scuola sommozzatori Fipsas di Milano
Ciao Fiorella, Sono d’accordo con te sotto certi aspetti , ma nella mia esperienza ho notato che indipendentemente dalla didattica il problema rimane. Non sono fanatico di una didattica in particolare dato che , come detto , ormai insegnano tutti le stesse cose. È il giudizio dell’istruttore equilibrato che manca e che non si può passare tramite i corsi. Viviamo in una società dove non possiamo mostrarvi deboli e questo fa sì che ci proteggiamo dai nostri errori senza ragionare a fondo. Alla fine siamo tutti d’accordo su un fatto: non è la didattica che forma un subacqueo , ma l’istruttore… Sostenendo questo sosteniamo che l’empatia è l’intelligenza che rendono un istruttore bravo. Dove c’è intelligenza non può non esserci umiltà
Finalmente leggo quanto vado dicendo da anni.
Troppe didattiche, che nascono come funghi, e troppi istruttori che ancora non sono diventati subacquei esperti.
Si , secondo me c’è un periodo di incubazione necessario , ma alla fine è sempre il buonsenso che fa la differenza!
“Non insegnare ai corsi ricreativi con attrezzatura tecnica!!”… ok ma cosa intendi per attrezzatura tecnica?
Anche il semplice GAV se tecnico e con sacco posteriore non permetterà all’allievo poco esperto di stare a faccia in su in superficie. Vedendo l’istruttore con quel GAV durante il corso OWD penserà che è quello che usano i subacquei bravi e lo acquisterà senza le abilità per usarlo in co
Mi spiace ma su questo non mi trovi d’accordo. Il gav con sacco posteriore non è, da questo punto di vista, ne peggiore ne migliore degli altri. Gli altri gav hanno invece la tendenza ad “opprimere” quando sono gonfi il sub inesperto che tende così ad affannarsi maggiormente. In genere finito il corso open, dove ho fatto usare il gav tradizionale, faccio provare un gav a sacco posteriore ed il risultato è che tutti lo apprezzano più dell’altro. La motivazione che mi dai avrebbe poi senso solo nei corsi open perchè già dall’aventure l’allievo non può e non deve avere certi problemi. Tutto questo a parer mio ovviamente.
Mi domando perché il GAV posteriore viene chiamato “tecnico” allora…. Ovviamente tutti noi siamo professionisti e decidiamo per quello che pensiamo sia il meglio. Ripeto: è importante avere l’umiltà di capire se ci si starei andò sulle proprie posizioni o no. Per quanto mi riguarda ho anche passato un periodo usando GAV posteriori, ma sono ritornato sulla mia decisione per ciò che ho visto. Non c’è una linea guida, ma il buonsenso.
Complimenti Yme giusta e sana riflessione
Ciao Yme. Hai scritto parole importanti e dure, si nota da subito che sono venute dopo la meditazione di una persona che ha sofferto per l’accaduto, la morte di quel solare ragazzo, ma giustamente hai atteso rispettando il cordoglio di chi lo conosceva e amava.
Vorrei fare due considerazioni su quello che tu hai scrittografia ed i commenti seccessivi. La prima: io come istruttore cerco Sempre di far desistere una persona dall’entrare in acqua se lo vedo “diverso” da come si comporta o da come si approcciare di solito con gli altri o verso l’immersione. Cerco di far capire ai miei ragazzi che se si dice no ad un’immersione, non si è codardi, ma anzi persone che meritano il rispetto di tutti, perché in gommone già vestiti e pronti per il tuffo è più facile entrare in acqua e come va, va che rinunciare e dire sto fuori…. parlo ai miei e gli dico quando io l’ho fatto. Oggi siamo arrivati al lago e pioveva leggermente, ma durante la notte ha diluviato. Gli ho spiegato che se fossimo andati in acqua ci serbe stata visibilità zero. Il rapporto tra pro e allievi era 1:1 perché i pro avrebbero fatto due immersioni. I miei ragazzi hanno capito che se pur in sicurezza non ne valeva la pena. Giustifico sempre le mie decisioni motivandole. E voglio che i miei assistenti istruttori mi dicano i loro dubbi o consigli. Possiamo imparare da tutti anche se siamo istruttori.
Secondo Le didattiche…… io 20 anni fa ho conseguito il mio primo brevetto 2 stelle perciò una didattica non americana e commerciale, 8 mesi di corso gli ulimiti 2 con le bombole, prima apnea …… bene. Le mie prime due immersioni da brevettato le ho fatte sull’Evdokia II. Durante il corso i miei istruttori mi hanno detto che io devo sempre seguire come seconda stella quello che fa la terza stella….ecc. Il mio compagno d’immersione era una terza stella, lui aveva il computer io le tabelle. La prima immersione a 27 metri tempo 45 minuti, la seconda a 22 metri per 30 minuti, intervallo di superficie 45 minuti. Tutto con la stessa bombola. Risaliti dalla prima avevo 90 atm, non volevo fare la seconda perché le tabelle mi dicevano che avevo poco tempo di fondo e chiaramente poca aria. Mi hanno convito due terze stelle dicendomi che io non lo sapevo ma che era una cosa normale. Mi fidai di loro. Scesi e quando arrivai a 50 atm feci il segno di risalire…. per farla in breve cominciammo la risalita quando io avevo 20 atm e il mio compagno 50….. dovette darmi aria e li perse la testa e risalimmo senza tappe….. dopo 5 ore cominciò un formicolio alla mano destra, che salì lungo il braccio e fu costante da domenica sera a martedì mattina che fortunatamente sparì.
Non centrano le Didattiche ma come hai scritto tu l’istruttore. Il suo cammino, le sue esperienze la sua umiltà, ed è quello che Tu, Yme mi hai detto quando, ormai qualche anno fa, mi hai consegnato l’attestato d’istruttore.
Sono fiero di avere la possibilità di essere istruttore ed avete con me persone come Te e tutte quelle che sono intervenute a dire la loro. Dobbiamo con i nostri grandi o piccoli mezzi, far cambiare la mentalità esistente.
Grazie a Tutti Voi.
Grande riflessione da grande persona di grande esperienza e buon senso. Condividerò questo articolo subito perché la sicurezza in questo sport sta alla base del divertimento e del l’emozione che si prova stando sott’acqua . E alla fine è questo che tutti noi subacquei cerchiamo.
Ottima analisi precisa e puntuale.
Buongiorno, ho letto con moltissimo interesse l’articolo pubblicato e trovo completamente d’accodo.
Grazie e buone bolle a tutti.
mi sento vicino alle opinioni di questo post e di mirko. Bisogna ripensare ai corsi e alle abilita di chi fa l ‘istruttore .
Un po mi rammarica vedere un cosi ragionato articolo e leggere sotto un esempio di come aumentare il guadagno fidelizando i clienti nella subaquea.
Il cercare di fare soldi ha portato a diminuire a brevetti in pochi giorni anche a persone che non sanno fare 50 m di nuoto
Ciao Mauro, grazie per il tuo commento! Lo scopo del mio blog è quello di raccontare tramite la mia esperienza come poter vivere con la subacquea (anche se difficile..) Non penso che guadagnarsi da vivere con ciò che si ama fare debba necessariamente significare che la qualità scende. È anzi vero il contrario: più ci si impegna per guadagnare e migliori dovrebbero essere i corsi. Il problema piuttosto, è che si tende a vendere il corso a basso prezzo perché la si crede l’unica strategia di vendita utile. Facendo così il ritorno economico è sempre più basso e l’istruttore inizia a lavorare sui numeri piuttosto che sulla qualità. Questo atteggiamento è tipico dei mercati dove non c’è una grande preparazione commerciale oppure di quelli in cui i partecipanti non dipendono necessariamente dal guadagno per vivere. Faccio un esempio: non ci ricordiamo mai del ristorante dove abbiamo pagato poco, ma di quello in cui abbiamo mangiato bene. E non mi sembra che la politica commerciale di Apple sia quella di abbassare i prezzi, bensì di aumentare la qualità. Dobbiamo uscire dalla mentalità secondo la quale se si fa subacquea per vivere (dato che “i soldi” non li fa nessuno..) si faccia peccato. È vero il contrario: se lavoriamo come professionisti dobbiamo dare un buon servizio per far sì che il cliente rimanga. Gli standard esistenti sono accettati da organismi internazionali come EUF-ISO e RSTC che li accettano o meno considerando la sicurezza. Credo che sia l’applicazione il vero problema, e li applica l’istruttore. È assurdo pensare che chi ha investito soldi in in attività come un diving non cerchi di guadagnare riprendendosi dagli investimenti ti. Ovviamente questo è il mio punto di vista, e son ben lontano da essere uno che ha sempre ragione …
Consapevolezza, umiltà e flessibilità/apertura mentale sono, a mio parere, caratteristiche fondamentali che ogni istruttore o, più in generale, professionista dovrebbe avere: consapevolezza di quali siano i propri punti forti e soprattutto quelli deboli, umiltà nel saperlo ammettere e flessibilità mentale per rimettersi in gioco e lavorare su se stesso.
Sono del parere che dovrebbe finalmente cadere il mito dell’ “istruttore supereroe” che non sbaglia mai e rimane fossilizzato nel suo pensiero. Tutti sbagliamo e la cosa è normale, e non è questo a dover destare preoccupazione, quanto preoccupa è il non saper ammettere lo sbaglio.
L’istruttore ha il “delicato” compito di essere formatore, punto di appoggio e indirizzatore dei subacquei che gli stanno attorno ed è visto come il modello da seguire e imitare, e penso sia importante essere consci del fatto che molte cose che vengono dette possono essere mal interpretate o mal capite e causare quindi un rischio.
Trovo sia rilevante rimanere rigidi su quelli che sono i limiti di addestramento, a volte magari rischiando di risultare pesanti e severi, ma non lasciando mai che qualcuno pensi che fare qualcosa che va oltre al proprio addestramento e/o alle proprie capacità sia possibile e permesso (dalla serie “per questa volta chiudiamo un occhio”…NO!).
Sarebbe bello che in quanti più possibile avessimo l’umiltà (appunto) di riflettere su cosa va cambiato e ci mettessimo in discussione in prima persona!
Ciao Yme, sono d’accordo con te su molti punti. Sicuramente le didattiche, qualsiasi didattica, effettua uno sforzo puntuale nel dare il materiale più aggiornato e le tecniche di insegnamento. Gli Istruttori sono sicuramente preparati per insegnare gli SKILL dell’Open ma molti non hanno reale esperienza di immersione. Il problema riguarda l’organizzazione. Bisognerebbe fare in modo che l’esame finale di ogni corso fosse effettuato da altro soggetto così come avviene adesso nei corsi istruttori. Sicuramente questo diminuirebbe i numero dei brevetti rilasciati in modo semplice.
Ciao Costantino, posso capire il tuo punto di vista, ma come sai ho una certa esperienza negli esami Istruttori. In due giorni scarsi di esame che il Valutatore conduce, non ha in mano molto dati per capire se i candidati istruttori sono o meno preparati. Certo, i casi di eclatante impreparazione vengono individuati, ma è solo il TRAINER che ha lavorato con i candidati per un lungo periodo che conosce i punti deboli e forti di ognuno. Come per l’istruttore , anche il Trainer dovrebbe evitare di mandare un candidato non preparato all’esame. Eviterebbe così la frustrazione della bocciatura, una spesa inutile , ma sopratutto di immettere nel mercato un istruttore senza le conoscenze basilari apprese completamente. Anche in questo caso, come nel caso degli istruttori descritto nell’articolo, l’umiltà e la capacità autocritica dell’istruttore (o del TRAINER) sono fondamentali. La didattica cerca di imporre una certa qualità, ma non può, purtroppo, prevenire più di tanto gli incidenti.
Ciao più o meno diciamo la stessa cosa, ma il punto è che tutta la serietà delle scelte viene effettuata solo al livello istruttore e non anche a livelli più bassi. Si è comunque vero che così come un TRAINER dovrebbe avere il coraggio di non presentare un candidato all’esame anche un istruttore dovrebbe avere il coraggio di no rilasciare un brevetto. Quindi affermavamo la stessa cosa. Un caro saluto.
Questi discorsi pro attivi ( anche se quasi sempre triste leggere ) sono molto importante per i nuovi Istruttore ( e non ) per avere un idea più chiaro delle attenzione necessarie per svolgere l’attività di Istruttore Subacquea, è un grande aiuto a comunità per prevenire incidente, per chi invece ha la pazienza e la capacita a scriverli e avere l’iniziativa, complimenti per il servizio.
Ottimo articolo è ottimi consigli, sono un DM partecipo ai corsi affiancando l’istruttore .
Questi consigli saranno utili, ho sempre cercato di dare esempio è far capire che la subacquea non è una sfida a dimostrare di essere il più bravo, ma una possibilità di vivere momenti straordinari con un gruppo di amici che si cementerà immersione dopo immersione.
Sono assolutamente d’accordo con te.. Sono lusingato dal fatto che i miei consigli ti siano stati utili! Ti auguro una fantastica carriera subacquea e se hai un futuro bisogno di lavoro come istruttore contattami!
Grande Yme. Hai svolto una attenta analisi generale della subacquea degli ultimi anni, a volte fatta da chi passa da un corso open water ad un corso istruttore nel giro di qualche mese (spesso aiutato dai soldi, altre volte da un bisogno di affermarsi con dei titoli…entrambi i casi garantiti da persone compiacenti o ancora peggio, incompetenti ed incapaci di dire NO) mi trovi d’accordo. Parlando in generale, poche sono le persone che provengono dalla gavetta nei diving o nelle scuole sub, mentre tanti sono ormai quelli che crescono velocemente.
Come ben sappiamo, una negligenza dell’istruttore “privo di esperienza come guida/diving/scuola sub, porta facilmente ad un atteggiamento accomodante nei confronti dell’allievo disposto a pagare (facoltoso, prossimo ad un concorso, avvenente…) che poi qualcun’altro, in ambienti meno “didattici”, dovrà seguire\gestire. Chi non ha MAI lavorato in un contesto subacqueo, difficilmente saprà identificare gli atteggiamenti individuali che potrebbero far parte di una ben più complessa catena degli eventi, pronti ad incrinare quel minimo di sicurezza della guida/assistant instructor/istruttore occasionale.
Sante parole riguardo le lezioni ricreative svolte con attrezzatura o configurazioni tecniche (magari fatte da chi di tecnica, malgrado il livello di istruttore, non ci capisce niente!!!), dove il tanto agognato modello di ruolo diventa volgarmente il pessimo esempio da seguire, privi di un adeguato addestramento.
Prendendo ad esempio il tipo di GAV da utilizzare durante i corsi, se scelgo un gav con il sacco posteriore da adoperare, suppongo e mi aspetto che chi desidera adoperare tale gav, sia in grado di fornire agli allievi GAV con sacco posteriore, in modo da analizzare i punti di forza del suddetto, i vantaggi e svantaggi ecc ecc….ALTRIMENTI, secondo le idee di qualcuno, potrei fare lezione con un sistema sidemount, un rebreather o un casco da palombaro in un corso OWD con attrezzatura standard, GAV ricreativo sacco convenzionale…..IL MODELLO DI RUOLO è alla base, I LIMITI non vanno oltrepassati, al massimo approssimati, e l’umiltà è fondamentale; un detto che ho sentito spesso nel campo aeronautico, negli ultimi anni, recita: “INSEGNO PER IMPARARE”….e solo partendo da una buona base di esperienza si può capire tale concetto, metabolizzarlo e valorizzarlo. La caccia al titolo va fermata, la corsa ai grandi numeri di brevetti va fermata, a qualsiasi livello (istruttore, trainer ecc ecc). Una volta si era in grado di dire NO….oggi…cerchiamo di lavorare sul rispetto degli STANDARD e sull’umiltà…ciò potrebbe aiutare a comprendere che non siamo SUPEREROI ma bensì Professionisti!!! Situational Awareness è il concetto fondamentale: Consapevolezza di chi siamo, cosa sappiamo fare e da quale esperienza pregressa arriviamo, e soprattutto, quali sono i nostri limiti prima di trovarci in situazioni di disagio (fin quanto, nel rispetto degli STANDARD, possiamo spingerci????).
LA DIFFERENZA LA FA l’ISTRUTTORE, di qualunque didattica esso sia, qualsiasi sia la lunghezza del corso (ricordo che l’obiettivo una volta era iniziare in 20 e finire in 2 dopo svariati mesi, mentre ora l’obiettivo e far comprendere nelle giuste e diverse maniere, come si può andare sott’acqua in sicurezza, sempre, con lo scopo di divertirsi, nei tempi riconosciuti idonei).
Rispetto per un ambiente NON nostro, sempre!
Yme, un grande saluto e a presto!!!
Grazie mille per l’articolata risposta. Siamo d’accordo sul fatto che un vero professionista ed una persona equilibrata e matura non ha paura dell’umiltà e sa che attraverso questa dote si migliorerà. Purtroppo non sono molti ne i veri professionisti e tantomeno gli equilibrati (di conseguenza di umiltà in giro se ne vede pochina, purtroppo..)
Ciao Yme,
che dire.. condivido in pieno tutto!!!
Mi ricordo che già quando feci l’esame per diventare istruttore OWD, si era affrontato il discorso su come dovrebbe essere fatto uno skils enfatizzando il suo VALORE.
In un’ottica che “tutto è perfettibile”, forse sarebbe meglio già nei corsi base OWD introdurre concetti come: consumo d’aria in superficie, in profondità, in condizioni normali, in condizioni di stress, minimum gas (IMPORTANTISSIMO e concetto purtroppo ignoto) e controllo dei consumi. Per esempio abituare fin da subito gli allievi a controllare ogni 5′ la propria scorta d’aria in modo da “saper valutare” i propri consumi (anche in un’ottica di pianificazione dell’immersione). Insomma, “creare” subacquei che vanno in acqua “con la testa”, non dei caproni come talvolta accade di vedere….
Credo cmq che il discorso sia abbastanza complesso e che si debba trovare il giusto compromesso tra “educazione continua”, nozioni di base e concetti di sicurezza..
Secondo me si dovrebbe “alzare l’asticella” già nei corsi base. L’educazione continua mi sembra segua più logiche commerciali.. E cmq, DEVE passare il concetto che, per fare determinante immersioni ci vogliono capacità e conoscenza acquisite e CONSOLIDATE!
Per quanto riguarda tutto il discorso fatto sugli istruttori che, ripeto, condivido pienamente, credo occorra anche considerare il seguente fatto. Qui in Italia, sono pochi a potersi permettere di fare gli istruttori a tempo pieno. Ecco allora che ci vuole molta umiltà e capacità di sapersi mettere in discussione. Sempre nell’ottica di un costante miglioramento! Ma, credo anche che non siano in molti a far propri questi “principi”. Probabilmente sono fazioso..☺..
Penso che se non si è un po’ umili non si migliora.. Anche questo è un investimento su se stessi. Se non si investe su se stessi e nel proprio hobby non capisco in cosa si possa fare ..
Ciao Yme,
in questi giorni sono un po’ preso e non in “faccende subacquee” purtroppo..
Credo tu abbia ragione! L’umiltà è necessaria in tutti gli ambiti e non solo nella subacquea.
Un caro saluto.
Marco
Grazie Yme, io sto seguendo un corso istruttori e questo articolo mi ha fatto capire tanto!!!
Grazie
Ciao Yme, non sono istruttore e per il momento non ho nemmeno i prerequisiti per iniziare il percorso. Quando li avrò, magari, potrò farci un pensiero. Comunque, riguardo a quanto dici, mi trovi d’accordo. Nella mia esperienza, ho avuto la fortuna di incontrare buoni istruttori ma capisco perfettamente che quello che esponi è un tema su cui è necessario riflettere. Continuerò a seguirti.
grazie mille !
Grazie !
Ciao Yme,
Come stai ?
Concordo pienamente il tuo parere .
Io ai miei allievi dico sempre che c’è sempre qualcosa di nuovo da
imparare ,come noi istruttori impariamo qualcosa di nuovo guardando anche il comportamento delle persone che stiamo formando.
Buona serata e buone immersioni
È certamente tutto vero, l’umiltà è una qualità necessaria per un istruttore, purtroppo però l’istruttore è umano e un umano non è naturalmente umile, anzi. L’uomo per sua natura cerca sempre nuovi limiti e traguardi più lontani che per un saltatore sarà quel centimetro più in là di ieri, per un subacqueo un metro più giù…
Grazie a questa mentalità e ad attrezzature sempre più accessibili, andiamo la domenica mattina a profondità che negli anni 70 (l’altro giorno) erano riservate a militari o mostri sacri della subacquea. Credo che l’umiltà sia necessaria, unita al senso di responsabilità che dobbiamo avere quando accompagniamo una persona sott’acqua.
Un simpatico articolo che tutto sommato denuncia quello che noi vecchietti sapiamo da anni. Simpatici anche i commenti di quasi tutti. Io per sintetizzare aggiungerei solo come ultima analisi : Come purtroppo da per tutto, anche nel nostro ambiente, ci sono Uomini, Mezzi Uomini e ……….
Noi, troppo poco possiamo fare per cambiare questa tendenza 🙁
No, no ! Si può fare tanto !
Ho letto con molto interesse l’articolo e anche la maggior parte dei commenti.
Mi trovo d’accordo nell’affermare che è sempre e comunque l’istruttore a fare il subacqueo e che non basta iscriversi a questa o quella didattica per diventare automaticamente “bravi” in acqua. Senza voler fare polemica o iniziare una guerra tra didattiche, trovo comunque estremamente difficile immaginare quanto imprinting un istruttore possa realmente dare a un allievo ow in un corso di tre giorni e forse qualche incidente è figlio anche di questa “fretta” di brevettare. In un corso di più ampio respiro probabilmente ci sarebbe anche il tempo di far toccare un rubinetto (direi comunque una skill richiesta nei corsi più avanzati dei 18 metri), provare uno sgancio di zavorra o semplicemente insistere sui sacrosanti controlli pre-immersione, facendoli diventare abitudine consolidata fin da subito e per sempre.
Sono certamente d’accordo sul fatto che un istruttore non tanto inesperto quanto mal formato possa creare danni immensi – tutti abbiamo visto in alcuni lacune comportamentali, teoriche, superficialità, scarso rispetto per le regole, machismo… cose da mettersi le mani nei capelli e piangere! Si brevettano troppi istruttori e con leggerezza? Forse! Credo anche ci sia un tema di cambio generazionale da affrontare: è stato un istruttore “navigato” – con migliaia di immersioni e tutta l’esperienza del mondo a lanciarmi in acqua alla prima immersione con 13 kg addosso “perché eri una palla che non affondava” e né io né nessuno dei neo-istruttori che conosco, con un numero di immersioni anche di un ordine di grandezza in meno, si sognerebbe più di fare una cosa del genere.
L’empatia, l’osservazione, la furbizia… si imparano sul campo, è inevitabile e fare tante guide e tanta esperienza come assistenti certamente è un toccasana, ma non è tutto e a volte è l’apertura mentale di un “giovane” e il modo in cui lo si è formato a dare quel valore aggiunto che altrimenti non ci sarebbe. L’umiltà non è solo nell’atteggiamento e nell’ammettere di poter commettere errori ma anche nel rendersi conto, indipendentemente dal livello, di avere sempre da imparare e che solo la formazione costante, il costante confronto e il costante mettersi in gioco ci salverà dal baratro – ma ci vuole fatica: mentale, fisica, economica…
Tornando al discorso incidenti – se quelle che scrivi sono tutte casistiche viste e riviste, è vero anche che praticamente tutti gli incidenti con conseguenze gravi o mortali sono capitati a subacquei cosiddetti esperti… e per questi la responsabilità dell’istruttore deve essere edulcorata dall’esperienza che si sono fatti autonomamente nel tempo e dagli atteggiamenti che hanno scelto di avere in acqua. Il pesce puzzerà pure dalla testa, trovo comunque ingiusto lasciare intendere che sia solo colpa degli istruttori quando esistono così tante casistiche, tra cui la sottovalutazione del pericolo/il bisogno di surfare sempre i limiti, la totale assenza di una cultura della sicurezza, la superficialità con cui si affrontano briefing e debriefing, la poca esperienza, la conoscenza e manutenzione delle proprie attrezzature, etc
Noi si deve fare del nostro meglio, anche con l’esempio, per fare della cultura della sicurezza un qualcosa quasi di scontato e far capire all’allievo che un brevetto è un punto di partenza e non di arrivo… detto questo sta a lui decidere se immergersi una volta all’anno a Sharm o tutti i week end al lago, se andare a 60 metri in aria o stare nei limiti, se esercitarsi a fare gli svuotamenti maschera o credere che tanto non gli succederà mai di perderla, etc.. accettando i rischi e le conseguenze delle proprie scelte!
Ciao Sara,
grazie mille per il tuo commento! sono d’accordo con la maggior parte delle cose che riporti. I corsi subacquei di tutti i livelli non preparano l’allievo se non alle abilità base che gli servono per iniziare in sicurezza la sua esperienza. Bisogna capire che l’istruttore ha la responsabilità di introdurre nuovi concetti teorici e nuove abilità ed abitudini, ma che non può preparare con un corso un subacqueo perfetto . E’ l’esperienza che lo studente accumulerà che lo renderà sicuro ed esperto. Essa dipende dalla quantità di immersioni che farà applicando i nuovi insegnamenti e dall’attitudine. Questa rimane la caratteristica fondamentale affinché questo processo si sviluppi. se l’allievo è curioso, si mantiene aggiornato documentandosi su internet, partecipa a discussioni di gruppo o blog, scambia ideee ed impressioni con altri istruttori e compagni, prova le abilità di emergenza ogni tanto per tenerle a mente e sviluppare la sua memoria muscolare, etc.. allora diventerà un subacqueo competente e bravo. La responsabilità degli incidenti , quindi, dipende sia dall’istruttore che dovrebbe avere la stessa attitudine a livello professionale che dall’allievo. Questo è un blog per professionisti della subacquea ed è per questo che ho sottolineato le responsabilità dell’istruttore seppur convinto che l’allievo abbia le sue responsabilità.
Ciao. Leggo ora, stuzzicata da fb, il tuo articolo.
Trovo che quello che manca nel “nostro” mondo, ed in particolare in Italia, sia la mancanza di analisi e di condivisione degli incidenti. Quante volte sia da istruttore che da allievo mi son dovuta confrontare con situazioni che, se mal gestite, potevano sfociare in un incidente a volte anche grave?
Ma spesso fan più notizia i titoloni che una corretta analisi ed informazione. Spesso il “abbiamo sempre fatto così quindi è giusto così” è una delle cause, ma se ci viene messo di fronte un incidente troviamo mille scuse per non dare semplicemente la colpa a noi stessi (ovviamente in senso generico) per leggerezza, pigrizia, arroganza o quello che vuoi.
Probabilmente un po’ di umiltà ed una sana ed oggettiva analisi porterebbe questa disciplina ancora più sicura di quanto addestramento e formazione stanno già facendo.
Grazie per l’articolo
Penso proprio che tu abbia ragione! ritengo anche che bisognerebbe creare più tanti tempi fisiologici che troppo spesso sono relegati alla comunità tech. Per esempio cosa causa la notevole incidenza di crisi cardiache nei subacquei e quali sono gli aspetti scatenanti i processi infiammatori durante le immersioni. Per quanto riguarda gli incidenti mortali (crisi cardiache a parte), spesso sono determinati dalla negligenza dell’istruttore. una negligenza che potrebbe essere quantomeno controllata, con un po’ di buon senso.
Ciao. Leggo ora, stuzzicata da fb, il tuo articolo.
Trovo che quello che manca nel “nostro” mondo, ed in particolare in Italia, sia la mancanza di analisi e di condivisione degli incidenti. Quante volte sia da istruttore che da allievo mi son dovuta confrontare con situazioni che, se mal gestite, potevano sfociare in un incidente a volte anche grave?
Ma spesso fan più notizia i titoloni che una corretta analisi ed informazione. Spesso il “abbiamo sempre fatto così quindi è giusto così” è una delle cause, ma se ci viene messo di fronte un incidente troviamo mille scuse per non dare semplicemente la colpa a noi stessi (ovviamente in senso generico) per leggerezza, pigrizia, arroganza o quello che vuoi.
Probabilmente un po’ di umiltà ed una sana ed oggettiva analisi porterebbe questa disciplina ancora più sicura di quanto addestramento e formazione stanno già facendo.
Grazie per l’articolo
Articolo largamente condivisibile Yme e commenti interessanti che offrono buoni spunti di riflessione. Molte sono cose che vado ripetendo da un pezzo, e ciò che osservo frequentando parecchi diving conferma le mie opinioni. Vedo in giro troppi istruttori scarsamente preparati e vedo un proliferare di subacquei “tecnici” e di istruttori che a mio avviso non hanno l’esperienza e la preparazione necessaria. La responsabilità primaria, a mio modesto avviso, è dei loro trainer ed istruttori, ma questa è la conseguenza di un mercato che punta più sui grandi numeri anzichè sulla qualità.
Credo che sia difficile invertire questa tendenza e che tutto sia rimesso principalmente alla responsabilità, alla consapevolezza e all’umiltà del singolo istruttore. Umiltà e capacità di autocritica non sono doti di molti, e sperare che certi imput possano provenire dalla didattica di appartenenza mi sembra purtroppo un’utopia.
Scusa il mio pessimismo, ma in oltre vent’anni di attività subacquea non ho potuto fare a meno di constatare un lento degrado del settore, nonostante il proliferare di didattiche, corsi, attrezzature migliori e… istruttori.
Ad ogni modo complimenti per la tua analisi!
PS ….Ti ringrazio per il mio (bel) primo piano che hai messo nel tuo articolo; ma la didascalia non è appropriata per ciò che mi riguarda: io non utilizzo mai attrezzatura tecnica quando insegno agli allievi dei corsi ricreativi! Piuttosto cerco di dare loro utili consigli su quale possa essere l’attrezzatura migliore e più adatta alle loro esigenze e capacità. E’ invece il mercato (…) che, ancora una volta, “tira” in una certa direzione. E’ un pò come nello sci: fa “figo” utilizzare gli attrezzi dei campioni che vedi in TV in Coppa del Mondo, e chi ha i mezzi economici ci casca facilmente, comprando sci che non riesce a governare…
Ciao! grazie per l’apprezzamento per l’articolo! Se ritieni cambio la tua foto.. ovviamente non ti avevo nemmeno riconosciuto e l’ho recuperata da internet..